Acinonyx jubatus
Il ghepardo (Acinonyx jubatus (Schreber 1775) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei felidi. È l'unica specie vivente del genere Acinonyx
Un tempo diffuso in gran parte dell'Africa e dell'Asia, questo animale vive in popolazioni poco numerose e frammentate, spesso minacciate dalla pressione demografica della popolazione circostante.Pur essendo chiaramente un felide, come gatti e leoni, il ghepardo presenta numerosi tratti morfologici e comportamentali peculiari che lo rendono uno dei membri più specializzati della famiglia; queste specializzazioni portarono gli studiosi a classificarlo in una sottofamiglia a sé stante, quella degli Acinonychinae, ma tale collocazione fu oggetto di dibattito, in quanto messa in discussione da indagini a livello molecolare, che a loro volta hanno portato a classificare la sottofamiglia Acinonychinae come sinonimo della sottofamiglia Felinae, facendovi rientrare direttamente anche il ghepardo.In particolare, i ghepardi hanno alcuni tratti che li rendono simili ai canidi: le lunghe zampe, con estremità strette e cilindriche e unghie solo parzialmente retrattili anziché brevi e compatte e munite di artigli retrattili e affilati, come nella maggior parte degli altri felidi.Zampe del genere sono adatte a uno stile di caccia basato sull'inseguimento di prede veloci e leggere, piuttosto che alla loro sopraffazione fisica.Anche il comportamento parzialmente sociale che possono mostrare questi animali (in particolare i maschi) si discosta dalle abitudini solitarie della maggior parte delle specie di felidi.La presenza di unghie non retrattili è all'origine del nome scientifico del genere: Acinonyx, infatti, deriva dalla combinazione delle parole greche antiche ἀκίνητος (akínētos), dal significato di "immobile", e ὄνυξ (ónyx), "artiglio".Il nome scientifico della specie, jubatus, deriva invece dal latino e significa "portatore di criniera", in riferimento al pelo che si presenta più lungo e folto a livello del collo e del dorso: questa caratteristica risulta particolarmente evidente nei cuccioli e negli esemplari giovani di ghepardo.Il nome comune ghepardo è entrato nella lingua italiana soltanto nel 1874; esso deriva dall'italianizzazione del termine francese guépard, il quale a sua volta sembra però essere una storpiatura della parola italiana gattopardo, utilizzata come termine generico per descrivere non scientificamente piccoli felini maculati, e in particolare il serval.Il suffisso -pardo deriva dal latino pardus, mutuato dal greco πάρδος (párdos), variante di πάρδαλις (párdalis) a sua volta imparentato con il sogdiano pwrδnk e stante a indicare in modo generico un felino maculato di dimensioni medio-grandi: un tempo utilizzato come vocabolo a sé stante (basti pensare al "pardo" che il Petrarca utilizza come simbolo di eccezionale velocità), attualmente il vocabolo è considerato desueto, ma sopravvive tuttavia nei nomi di alcune specie di felini (gattopardo, leopardo e, per l'appunto, ghepardo).Il termine francese per indicare questo animale è alla base del suo nome in un po' tutte le lingue europee, con l'eccezione dell'inglese dove il ghepardo è conosciuto col nome di cheetah, termine derivato dal sanscrito citrakāyaḥ ("corpo maculato") attraverso l'hindi चीता (cītādal, dal medesimo significato); il termine inglese è poi passato allo spagnolo e portoghese chita, dove coesiste con guepardo.Questo animale è noto per la sua velocità, che tuttavia è in grado di mantenere solo per brevi distanze.Sino agli anni 2000, sulla base di misurazioni degli anni 1950, si credeva che la velocità dell'animale oscillasse tra i 110 e i 120 km/h.Misurazioni del 2013, effettuate con tecnologia più sofisticata utilizzando collari satellitari con uno scarto di mezzo metro, hanno registrato su oltre 370 ghepardi selvatici presi in esame che la velocità massima raggiunta è di 93 km/h, mettendo pertanto in dubbio il record cronometrato di velocità di 115,2 km/h, registrato con tecnologie del 1959.La velocità è simile a quella di alcune delle sue prede, come lo springbok, che si attesta invece a 88 km/h.Il ghepardo, un tempo diffuso in un areale vastissimo che ricopriva gran parte del continente africano e buona parte di quello asiatico, ha subito una drastica riduzione numerica nel corso del XIX secolo, accompagnata (e per certi versi favorita) da una riduzione del proprio spazio vitale a causa della caccia e della distruzione dell'habitat.Oggi il ghepardo sopravvive solo in aree protette o poco antropizzate: se a ciò si aggiungono la naturale rarità di questi animali e i problemi riproduttivi legati alla scarsa variabilità genetica, il futuro per la specie si prospetta abbastanza incerto.